FILO DIRETTO ROSSOBLÙ Gianluca Hervatin: “Torres, futuro roseo: la dirigenza vuole far crescere il club”

Gianluca Hervatin è il protagonista della prima puntata della nostra rubrica "Filo Diretto Rossoblù". Il suo punto di vista sulla Torres e l'ottimismo pure in ottica futura sulla società rossoblù.

Gianluca Hervatin, nato a Porto Torres nel 1974, è stato un talentuoso attaccante attivo negli anni Novanta e Duemila. 8 presenze in Serie A con il Parma 1992-93 con cui vinse la Coppa delle Coppe, è stato poi in seguito sulla panchina della Torres per una breve esperienza per 11 partite alla fine della stagione 2009-10.

È lui il protagonista della prima puntata della nostra rubrica “Filo Diretto Rossoblù“.


Da quando è presente la proprietà attuale, vedo un’altra Torres. Frequento molto Sassari e posso testimoniare che si respiri grande entusiasmo. Nella testa della proprietà c’è la Serie B: non vogliono premere sull’acceleratore, però si tratta di imprenditori giovani e capaci che stanno lavorando in quella direzione. Ho affrontato Alfonso Greco da avversario, un bravo allenatore a cui la società ha dato la possibilità di lavorare e che sta creando qualcosa di importante. Programmare una promozione non è possibile per nessuno. Però sono certo che, quando ci sarà da fare quell’ulteriore sforzo per portare tasselli importanti alla rosa, andranno fino in fondo“.

La Torres affronta domenica il Gubbio e ha assenze degne di nota: tra queste, reputo quella di Mastinu la defezione dal peso specifico maggiore. Stava disputando partite importanti. Ho grande fiducia in questa squadra, prima o poi riusciranno ad agguantare il sogno. Non ho paura di affermare questo, proprio perché sono convinto dal percorso delle persone che hanno preso in mano la società. Con Stefano Udassi, ora presidente, hanno creato una base importante“.

Una Serie B a Sassari farebbe tanto rumore e il Vanni Sanna verrebbe riempito, ne sono certo. La Torres, a quel punto, potrebbe dividere la Sardegna a metà con il Cagliari. Sarebbe un’ottima possibilità per tutti, anche per i giovani che avrebbero maggiori stimoli. Il calcio è stato la mia vita. Però sono del parere che in questo sport sia bello fare solo il calciatore. Sono rimasto molto deluso da colleghi allenatori e addetti ai lavori. Sono cresciute come funghi delle figure che con il mondo del calcio non dovrebbero avere nulla a che fare: ho preferito tirarmi indietro e ritagliarmi un altro lavoro. Mi fermo qui, perché direi solamente delle frasi cattive. Oggi gestisco il mio taxi e sono felice di non essere sceso a certi compromessi. Va bene così“.

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